Livio Suppo, ex responsabile Progetto MotoGP della Ducati con Stoner ed ex team principal
HRC con Marquez, ai microfoni del Live Show di RMC Sport:
Il trionfo con Stoner in Ducati, grazie all’intuizione di abbandonare le Michelin e passare alle
Bridgestone, i titoli con la Honda: qual è il ricordo che custodisci più gelosamente?
"Indubbiamente la vittoria del titolo Mondiale di Stoner, con la Ducati, a Sepang, col successo di
Capirossi in pista, nel 2007. Partimmo come Davide contro Golia e fu una grande soddisfazione, il
primo Mondiale per noi".
Nel 2017 hai lasciato il mondo della MotoGP...
"Dopo 22 anni di Motomondiale ho deciso di percorrere una strada diversa, con nuovi stimoli. Sono
molto soddisfatto e per niente pentito della scelta fatta: continuo a guardare le gare con grande
curiosità e attenzione, chiaramente con più relax di quando ero al muretto. Sono molto preso dalla
mia nuova avventura con ‘Thok E-Bikes’ di Stefano Migliorini: speriamo a breve di avere novità
importanti, anche per quanto riguarda l’estero".
7° titolo mondiale per Marquez, nonostante molti sostengano che la vera moto da battere
fosse la Ducati: la conferma di quanto il pilota, in MotoGP, conti molto più della moto:
"Anche quando Stoner vinse nel 2007 il mondiale fu decisivo il fattore legato al pilota: molti
pensavano che la differenza fosse legata a moto e pneumatici, in realtà era Stoner a creare il gap
con gli altri. Questo è il bello e il brutto della MotoGP, perché, anche con una moto ad alte
prestazioni, senza un pilota forte rischi di buttare via il lavoro fatto. Marquez fa la differenza, ha
conquistato il Mondiale in sella a una moto più a posto di quella del 2017, ma anche Dovizioso,
essendosi giocato quasi tutte le gare con Marc, è arrivato ad un livello altissimo".
Marquez il più forte di sempre? Cosa rende il suo stile di guida così unico?
"Difficile, se non impossibile, paragonare piloti di epoche diverse. Sicuramente è nell’Olimpo dei
piloti più forti di sempre. Il suo punto di forza è il carattere, perché riesce sempre a trovare il lato
positivo di ciò che gli accade, e questo lo fa crescere e maturare anno dopo anno, raccogliendo i
frutti di un talento immenso. Molti piloti, invece, nonostante il talento, si perdono per strada,
Marquez, invece, riesce a imparare dagli errori commessi e migliorare sensibilmente anche grazie
alla sua attitudine".
Per Stoner 7 anni in MotoGP e 2 titoli, una carriera tanto breve quanto leggendaria.
"Casey è stato un po’ una ‘meteora’, essendosi ritirato molto giovane. Ha portato, però, uno stile di
guida diverso, aveva un talento incredibile, ma a differenza di Marquez ha sempre vissuto con
difficoltà ciò che circondava e circonda la gara in sé: se avesse avuto un carattere più allegro e
giocoso, come Marc, avrebbe continuato a correre. E’ un vero peccato non aver mai visto, in pista,
Stoner e Marquez insieme".
Spazio ai ricordi: nel 1994 vieni nominato responsabile di ‘Benetton MotorBike’, in
collaborazione con Honda Racing, lavorando al fianco di Ukawa prima e Melandri poi. Un
modo per ricordare anche la figura di Gilberto Benetton, scomparso ieri.
"Gilberto Benetton, molto appassionato di sport, ha dato a Treviso tanti successi nello sport. Sono
passati più di 20 anni da quella avventura, ricordo che fui uno dei primi a insistere per rendere più
estetici i box. Avevamo fatto delle pareti facilmente trasportabili e che rendessero più curati questi
spazi. Adesso i garage dei team sembrano degli stand di un salone, sono molto curati, persino
troppo, ma dare importanza ad un aspetto esteriore fu un qualcosa di nuovo, in un’epoca in cui si
curava solo la tecnica".
Marketing e comunicazione: dove e come può ancora crescere la motoGP?
"La MotoGP sta vivendo un momento d’oro. Ezpeleta, negli ultimi 15 anni, ha fatto mosse molto
discusse ma giuste, come mettere un tetto allo sviluppo tecnologico, che non va considerata
unalimitazione ma una fortuna per la MotoGP, perché ha consentito a case come Suzuki, Aprilia e
KTM di tornare nella classe regina. Con più case il campionato crea motivi d’interesse aggiuntivi,
ad oggi per la MotoGP è complicato inventarsi qualcosa per l’equilibrio della categoria.
La Moto2 funziona molto bene, io personalmente metterei anche il telaio uguale per tuti, perché le
classi minori servono per vedere chi sia il pilota migliore di tutti, e questo dovrebbe essere
applicato anche alla Moto3. Una competizione tra case in Moto3 fa alzare i costi ma non aumenta
l’interesse per la categoria in sé".
Oggi, 23 ottobre, 7 anni fa, a Sepang, ci lasciava Marco Simoncelli
"Un ragazzo pieno di positività. Non è l’unico pilota che ci ha lasciato in pista, ma è quello che, non
solo in Italia, viene ricordato con maggior affetto. Era una persona veramente speciale".
Nel 2019, per interrompere questa “Marquezcrazia”, ti aspetti un ritorno ad alti livelli di
Rossi e della Yamaha?
"Rossi fece più fatica negli anni con la Ducati. Adesso è terzo, può ancora teoricamente combattere
per il secondo posto, anche se la Yamaha è in una situazione molto strana, rispetto al 2017.
Quest’anno sembrano essersi ulteriormente persi, certo è che, con la situazione tecnica della
Yamaha, si fa fatica a immaginarsi una lotta per il titolo 2019 con Rossi e Viñales protagonisti.
Ormai sono 2 anni che la Yamaha sembra aver perso il bandolo della matassa, ed è un peccato
per tutti gli appassionati: sarebbe auspicabile per tutti un ritorno competitivo di Rossi, anche se
la grandezza di Valentino resterà indipendentemente dalla conquista del decimo titolo".
Oggi la tua quotidianità sono le E-bikes:
"I motori elettrici sono sulla bocca di tutti. Le 4 ruote con motori elettrici non mi fanno impazzire, ma
l’applicazione degli stessi sulle biciclette permette, sopratutto sulle fuoristrada, di fare quasi quello
che si fa con enduro e trial, con il supporto del motore. La prima volta che l’ho provata mi sono
talmente innamorato da volerne fare una mia e di lanciarmi in un progetto tutto nuovo: mi sono
buttato, come ai tempi di Benetton, Ducati e HRC, per reinventarmi e trovare nuove motivazioni".