Davide Brivio, team manager Suzuki in MotoGP, è intervenuto della trasmissione Stadio Aperto in onda su TMW Radio: "In questo periodo c'è preoccupazione ed apprensione per capire cosa succede. Ogni giorno purtroppo abbiamo notizie molto tristi e come tutti, a prescindere dalla professione, la situazione è la medesima. Calciatori, piloti, sportivi e non siamo tutti uguali. Sentire certi dati ogni giorno fa riflettere, e mette lo sport un po' in secondo piano. Ci pensiamo poco, ognuno ha lavori e passioni che attende di poter riprendere, ma ora c'è prima la tristezza".
C'è la percezione che la stagione potrebbe non cominciare noi? "Abbiamo sempre la speranza che si possa iniziare. Non solo per noi, ma anche per un segnale di ritorno ad una pseudo-nomalità, anche se dovremo convivere con questa situazione per 15-18 mesi, speriamo non di più. Non è domani. Fino a qualche settimana fa speravo si potesse riprendere dal Mugello, sarebbe stato un bel segnale per gli italiani come emblema della ripresa. Non sarà possibile e non sappiamo quando potremo, ma auspico un ritorno, così come per tutti gli sport e le altre attività produttive. Vorrebbe dire che ne stiamo uscendo. Noi cerchiamo di stare pronti, aspettando un segnale. Per prima cosa dalle statistiche e dalle attività dei vari governi o dei sanitari".
Ripartire a porte chiuse vorrebbe comunque significare far spostare tantissime persone di tanti paesi nel paddock. "Non sono un esperto né un medico, ma credo che a sensazione il primo passo importante potrebbe essere di avere a disposizione un test per tutti che possa verificare se si è infetti o no. Questo sarebbe un grande passo avanti, anche per la vita normale: prima di entrare in un supermercato o su se stesso, magari un test veloce che si compra in farmacia... Sarebbe un sogno avere la luce verde del via libera e fare il proprio lavoro con tutte le precauzioni. Prima o poi ci dovremo arrivare: o rimaniamo in lockdown per 15 mesi, oppure dovremmo ricominciare con accortezze. In questo momento è difficile pensare a queste cose, ma lo è altrettanto pensare a 12 o 15 mesi così. Saremo a rischio per lungo tempo, ma le cose si normalizzeranno. Noi continuiamo a sperare che si possa entrare nella fase tre o quattro che sia, dopo la due. Magari luglio, o agosto, per ipotizzare qualcosa. Ora il futuro è incerto, difficile da prevedere. Ci pensi ma il giorno dopo ti rendi conto che devi cambiare quanto credevi. C'è ancora speranza di fare un campionato, sicuramente non sarà di venti gare, vediamo quante riusciremo a fare. Anche perché i fine settimana liberi non saranno molti, in base anche alle località che ci dovranno ospitare".
Anche gli sponsor potrebbero avere difficoltà. "Noi siamo squadra ufficiale, sovvenzionati da un'azienda di moto e auto. In questo momento ovviamente nessuno ne acquista, l'economia è ferma e anche per noi potrebbero esserci conseguenze. Aspettiamo di capire cosa si potrà fare, sicuramente c'è molta unione in questo momento in tutti gli elementi coinvolti nella MotoGP, ed anche flessibilità: siamo aperti a fare qualsiasi cosa possibile pur di tornare a correre. C'è elasticità ad accettare: andremo in qualsiasi circuito, quando ce lo diranno, pur di far ripartire il campionato. Non possiamo fare altro che rimanere pronti da casa". In caso di sospensione quanto sarebbe il danno economico? "Prevederlo per tutto il circuito è difficile. Cerchiamo di fare simulazioni e ipotesi per quanto riguarda noi, la nostra squadra. Capire di quanto si possono ridurre i budget, anche l'azienda ci chiederà dei sacrifici. I conteggi che fai oggi però magari dovranno essere rivisti. L'altro giorno a un giapponese ho fatto una battuta dicendo che se volevamo sapere i danni precisi ci serviva uno che prevede il futuro. La Dorna cerca di aiutare i team piccoli, al pari dei governi, quindi danno sostegno alle Moto 2, le Moto 3, ai privati della Moto GP per tenerli in attività. Abbiamo costi fissi come dipendenti, strutture, ammortamenti vari. Dall'altro lato c'è anche che non andando a correre alcuni soldi non si spendono, ma c'è una fetta importante per quanto riguarda i costi fissi. La priorità è coprire quelli, rimanere tutti in attività e aspettare il momento per ripartire".
Sarebbe stato uno spreco lavorare su nuovi motori. Sembra fatta perché si mantengano gli stessi fino a fine 2021. "A dire il vero ancora la decisione non è definitiva, ma un orientamento. Siamo flessibili ed elastici per ogni soluzione, per provare a risparmiare. Avremo budget ridotti il prossimo anno, e tenere lo stesso motore risparmia i soldi dello sviluppo. Queste ed altre sono le soluzioni cui pensare".
Come ha sentito i suoi piloti? "All'inizio, quando si paventavano le ipotesi delle prime cancellazioni, scalpitavano e non capivano molto. Poi nel corso delle settimane tutti hanno realizzato la gravità del momento, magari noi italiani un po' prima. Poi la Spagna, gli altri paesi... In poche settimane la preoccupazione di tutti è diventata la salute pubblica e il contenimento dell'epidemia. I piloti hanno voglia di tornare, si stanno allenando a casa con le proprie palestre. Cercano di non perdere la forma, è tutta un'altra routine, nuove abitudini. Bisogna approfittare di questo momento per godere cose per le quali non abbiamo tempi. Pensiamo positivo, e in questi momenti di crisi lo sport può essere anche una buona medicina, potremmo portare dei cambi d'umore nelle persone".
Tanta serenità, invece, nel calcio non sembra esserci. "Dipende dall'obiettivo. Quello di tutti è sopravvivere, e ci riguarda tutti, ognuno nella sua situazione. Se ci son da fare dieci gare, ben venga... Torneremo a farne venti quando sarà il tempo. Dobbiamo traghettarci in questo periodo, sperando in 2021 migliore. Siamo in mezzo al mare e speriamo di raggiungere la riva".