Di Lucio Marinucci
È arrivato a Torino il primo colpo della Juventus, un nome di un certo peso storico, che riporta a fasti ben più roboanti della storia del calcio italiano. Il profilo è quello di Timothy Weah, figlio d’arte di George Weah, che in molti aveva fatto innamorare alla fine degli anni ‘90. La sua dirompenza fisica in quel Milan aveva aperto le porte ad una visione differente del ruolo di centravanti; non più solo fisicità, ma anche atletistismo e rapidità in uno sport sempre più moderno. Timothy, classe 2000, ha ripreso le orme offensive del padre, ma spostandosi più lateralmente e preferendo il ruolo di esterno offensivo. È cresciuto negli Stati Uniti e ha iniziato a muovere i primi passi nei New York Redbulls, per poi trasferirsi in Europa a 14 anni, al Paris Saint Germain. Ha dovuto però aspettare i vent’anni d’età per iniziare trovare continuità nel campionato francese. Non più però all’ombra della Torre Eiffel, ma bensì al Lille, che lo aveva prelevato nel 2019 per dieci milioni. Nella prima stagione post COVID infatti il ragazzo ha iniziato a ritagliarsi più spazio sia in campionato che in Europa League, soprattutto come carta da giocare a partita in corso. Rapido e sgusciante è stato schierato sia a destra che a sinistra in zona offensiva nel 4-4-2, ma all’evenienza anche come seconda punta. Alla fine di quell’anno è arrivato lo storico scudetto, vinto al fotofinish proprio contro il Paris Saint Germain. L’anno successivo si è rivelato ben più complicato per la squadra, che ha navigato ben lontana dalla zona europea. Weah però ha cominciato a trovare regolarmente più spazio, sempre con la stessa collocazione tattica dell’anno precedente. L’apporto è stato spesso positivo, ma i gol hanno continuato a mancare, con soli tre centri in campionato. La stampa francese ha iniziato a porsi parecchi interrogativi sulla vena realizzativa del ragazzo, che nell’ultimo anno è crollata definitivamente. Addirittura nessun gol segnato in campionato, ma per quanto il dato possa sembrare scioccante c’è una ragione tattica per esplicarlo. Fonseca nell’ultima annata ha dovuto spesso trovare soluzioni alternative alla moria di terzini che ha colpito il gruppo rossoblù, e il prescelto è stato spesso proprio il giovane americano. Nel 4-2-3-1 del tecnico portoghese Weah si è più volte calato con grande impegno e applicazione nel ruolo di terzino, rinunciando ad un po’ di propulsione offensiva, ma crescendo molto in fase di copertura. La Juventus ha deciso di puntare su di lui un po’ anche per questo. C’è bisogno di ragazzi di prospettiva, in grado di sacrificarsi alla causa senza troppe moine. Se Allegri sceglierà nuovamente il 3-5-2 potremmo vedere il figlio d’arte per la prima volta a tutta fascia, impiego che però potrebbe trovare riscontri positivi dopo l’accrescimento del bagaglio calcistico degli ultimi anni. I livelli del padre appaiono francamente irraggiungibili e le premesse non sono di certo altisonanti, ma ora starà a Timothy dimostrare al club bianconero e alla Serie A di essere pronto per il grande salto.