Sergio Pellissier, dirigente sportivo ed ex calciatore, è intervenuto durante il programma "Piazza Affari" a TMW Radio per commentare vari temi.
Come vede gli attaccanti della Serie A?
"Io credo che non ci sono più gli attaccanti veri. Non esistono quelli che pensano solo a fare gol. Ci sono ancora attaccanti validi e forti. Ci sono tanti giovani che possono fare una carriera importante. L’attacco in Italia è un po’ scaduto. Il nostro calcio è in secondo piano".
Come mai oggi si segna poco di testa?
"Non si crossa più. Adesso si gioca con due esterni alti che arrivano a calciare. I cross ormai sono rari. Quando giocavo io giocavo 4-4-2 con gli esterni che mettevano continuamente palloni in mezzo. Adesso con il 4-3-3 gli esterni arrivano a calciare. Lo abbiamo visto anche con Immobile che in Nazionale sembrava scarso e nella Lazio un fenomeno. La verità è che gli venivano serviti pochi palloni".
Quale può essere il problema dei giovani?
"Io ho avuto la fortuna di giocare sempre nel professionismo ed è un altro modo di vivere il calcio. Quello che è cambiato sono le regole. Adesso c’è l’obbligo di far giocare i giovani e, quindi, non vivono il sudore per conquistarsi il posto e, una volta che non c’è più l’obbligo di far giocare i giovani, lo perdono. Non stiamo più creando la voglia di lottare nei giovani".
Sull’addio al calcio di Quagliarella?
"Con Fabio non abbiamo mai giocato insieme perché avevamo quattro anni di differenza ma siamo usciti entrambi dal Torino. Fabio penso sia stato uno degli attaccanti più forti che abbiamo avuto in Italia. È stato la dimostrazione che nel calcio l’età non esiste. Ha dimostrato che si può giocare anche a 40 anni".