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Maurizio Stirpe: “Soulé? Speriamo non ce lo chiedano indietro a gennaio. Dobbiamo continuare a giocare con coraggio”
29 nov 2023 18:53Calcio
© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

Nella serata di TMW Radio, all’interno di “Piazza Affari”, è intervenuto il Presidente del Frosinone Maurizio Stirpe.

Decimo posto, 18 punti e un gran bel calcio…
“Speriamo continui con questo coraggio, entusiasmo e umiltà. Per ora siamo andati ben oltre le più rosee aspettative”.

Squadra coraggiosa quella di Di Francesco?
“Se noi abbiamo una speranza di salvarci, questa passa attraverso il coraggio di voler giocare un calcio propositivo. A volte rischiamo qualcosa, ma tutto ciò è redditizio sotto il profilo della prolificità sottoporta. Siamo una delle formazioni che ha preso più pali in questo scorcio di campionato. Questo ci fa pensare che questa possa essere la strada giusta per provare a cambiare un pronostico che era già stato scritto a inizio anno in maniera frettolosa”.

Molti pronostici erano poco benevoli per il fatto che molti non si aspettassero un grande Di Francesco al posto del grande Fabio Grosso che avevate avuto in Serie B?
“Grosso con noi è stato bene nel periodo in cui è rimasto a Frosinone. Ha deciso legittimamente di fare una scelta diversa. Abbiamo scelto Di Francesco perché sembrava quello più affine al tipo di calcio che avevamo in mente di pianificare. Il risultato è importante, ma lo sono parimenti la valorizzazione dei giovani e lo sviluppo delle infrastrutture”.

Di Francesco - allenatore nuovo - collima anche con una rosa molto modificata dopo la promozione?
“La base del progetto è stata questa. La capacità di tessere rapporti importanti con Juve, Real Madrid e Bayern Monaco è stato poi un plus molto importante”.

Come vede questo Ibrahimovic?
“Farà una grande carriera se saprà mantenere nella testa le qualità che lo hanno già messo in evidenza: applicazione, costanza, stare al posto giusto nel momento giusto. Ibrahimovic a 17 anni ragiona come un uomo adulto”.

Che idea si è fatto del fair-play finanziario della Premier League che ha tolto 10 punti all’Everton?
“Penso che il calcio sia uguale a qualsiasi altra attività economica. Alla lunga i costi non possono superare i ricavi. In uno o due anni particolari può capitare, ma il debito non può divenire la regola fissa. È terminata l’epoca dei mecenati miliardari, serve un altro tipo di professionalità”.

Sentiamo spesso dire che col passare del tempo sempre meno ragazzi approcciano allo sport agonistico in maniera seria e continuativa. A livello generazionale, nella città di Frosinone, come è cresciuto l'interesse verso la squadra e come si sta evolvendo (se si sta evolvendo) l'approccio dei giovani allo sport nella provincia?
“Una volta, quando iniziai 20 anni fa, il Frosinone era la seconda squadra di ogni cittadino. Tutti tifavano una Roma, un Milan, un’Inter e poi il Frosinone. L’orgoglio di oggi è sentir dire a tanti bambini “io tifo Frosinone”. In questo modo si crea un’identità che fa perdurare una passione nel tempo”.

Vi state muovendo con le Academy nel Lazio. Lo farete anche fuori dal territorio regionale?
“Prima dobbiamo radicarci nel territorio e poi successivamente vedere qualcosa anche nelle regioni fuori dal Lazio e poi casomai all’estero”.

Cosa sta dando al territorio il Frosinone Calcio e cosa sta dando il Frosinone Calcio al territorio?
“Penso di aver dato e ricevuto tanto dal territorio. Il rapporto per ora è entusiasmante. Speriamo di poter fare ancora tanta strada. Quando arriverà il momento di lasciare, spero di lasciare un’attività che sia in grado di poter procedere sulle sue gambe”.

Il calcio continuerà ad essere un ramo importante dal punto di vista industriale in Italia?
“Dobbiamo valorizzare le qualità del calcio immaginando un prodotto che sia esportabile. Il piano operativo deve valorizzare tutto il movimento che esprime il mondo professionistico attuale. Non è stata ancora compiuta una riflessione approfondita, che considero invece urgente o saremo superati dalle altre federazioni. Servono infrastrutture per gli spettatori e per sviluppare i settori giovanili. Gli uomini non sono mai dei numeri, ricordiamocelo. Va creato un rapporto identitario con gli sponsor che affiancano le squadre di calcio”.

Lei è una persona schiva come dicono?
“Sono molto rispettoso dei ruoli che uno ha. Le relazioni devono tenerle i miei dirigenti, perché loro scelgono i giocatori e sono loro che sanno come e quando parlare loro. Mi limito a tracciare il perimetro del campo da gara”.

Luis Alberto della Lazio ha detto: “Non sono solo gli spettatori ad annoiarsi, ma anche noi calciatori”...
“Non dobbiamo togliere ai calciatori la gioia di giocare. C’è tantissima tattica, l’ansia da prestazione prevale. Va recuperata una dimensione di divertimento”.

Ha vinto la Serie B lo scorso anno: il campionato cadetto esonera molti più allenatori rispetto alla Serie A...
“La Serie B sta prendendo più i difetti che i pregi della Serie A. Sembra che ogni volta che venga meno l’obiettivo della promozione tutto si delinei come un fallimento totale. Si fanno passi più lunghi della gamba e assistiamo non solo a squadre che sperperano e non vanno in Serie A, ma anche a dei default economico-finanziari. Serve la dimensione della vittoria e quella della sconfitta. Perdere è una cosa, fallire è un’altra”.

Ha sentito Grosso dopo gli incidenti di Marsiglia?
“Ci siamo messaggiati. Gli ho espresso tutta la mia solidarietà. Ci sentiremo presto”.

Soulé. Quanto è importante per la squadra ora?
“È diventato progressivamente un punto di riferimento del quale difficilmente potremo fare a meno. Spero che la Juventus non ce lo richieda a gennaio. Qualora lo dovesse richiedere - con tutta franchezza - noi ci metteremo seduti al tavolo. Metteremo sul piatto della bilancia anche le volontà del giocatore, che saranno dirimenti”.

TMWRADIO Redazione