Durante l'appuntamento odierno con L'Editoriale è intervenuto sulle frequenze di TMW Radio Luca Marchetti. Queste le sue parole:
Cosa lascia la deludente eliminazione dell’Italia agli ottavi?
“Siamo malati di Svizzera, non riusciamo neanche a passare il turno con la Svizzera e il problema c’è. È stato detto tanto e da tanti, credo che la situazione più preoccupante non sia la sconfitta all’Europeo con la Svizzera agli ottavi, se avessimo incontrato una Germania o una Spagna avremmo parlato di una qualità superiore. Non c’è grande gap tra Italia e Svizzera, possiamo parlare di una sfida quasi alla pari. Il senso di impotenza dato da questa nazionale non va legato al solito ragionamento che facciamo, ovvero la ricerca del talento, i pochi minuti per i giovani e la ricerca dei modelli tedeschi, spagnoli e francesi. Penso che se dobbiamo parlare di temi politico-sportivi la responsabilità è del presidente federale. Se dobbiamo parlare di risultati la responsabilità va alla parte sportiva, qui non parliamo di un presidente o di un direttore sportivo di un club che retrocede. Qui parliamo di una nazionale, eravamo tutti contenti dell’arrivo di Spalletti e io lo sono tuttora, ma non ha fatto un bell’Europeo fin dalle convocazioni. All’Italia è mancata identità, questo è ascrivibile al gruppo e all’allenatore, non al presidente federale. Poi non dobbiamo essere ipocriti perché tutti eravamo felici dell’arrivo di Spalletti, ma è giusto dire che la formazione messa in campo con la Svizzera se la poteva giocare almeno alla pari, cosa che non ha fatto. Poi possiamo parlare di politica sportiva, ma ci mancavano cose ascrivibili al campo in questo Europeo”.
Cosa manca per trovare una svolta nel calcio italiano?
“Immagina quanto è difficile il lavoro per un presidente federale visto che la Serie A è la locomotiva del movimento e si litiga come fosse una riunione condominiale. Io non voglio né attaccare né difendere Gravina, basta guardare i fatti. Le riforme che aveva in testa Gravina e che ha sbandierato non sono mai state fatte perché non ci sono stati i numeri per realizzarle. A leggere e a vedere queste riforme, dalla struttura dei campionati alla questione delle giovanili, nessuno le ha bocciate. Si è trattato di fare pesi e contrappesi su questioni politiche che non hanno permesso all’Italia di crescere calcisticamente. C’è un immobilismo in Italia che non lo scuoti neanche se arriva Giovanna D’Arco. Questo movimento che arriva dalla piazza negli organi elettivi delle leghe non arriva. Il voto di protesta che ora stiamo vedendo e che si esprime con i voti non viene recepita perché non si vota. Il popolo non ha votato niente. In questi anni si è sempre parlato di Gravina, ma in questi dieci anni c’è stata un’alternativa a Gravina? Dov è l’alternativa? Chi è l’antagonista di Gravina per le elezioni di novembre? Si parla di Abodi come post Malagò e di Malagò come post Gravina, adesso è fanta politica. Non ho avuto conferme a riguardo, sono tutte legate a incroci che possono esserci fuori dal mondo calcistico. Non ci sono delle prese di posizione nette, l’ultima elezione con due fazioni contrapposte e con esito incerto fu quella di Albertini contro Tavecchio dove vinse Tavecchio”.
Cosa ha detto questo Europeo a livello di mercato?
“Sono più le delusioni che le sorprese, eravamo all’apertura ufficiale del calciomercato e l’errore di Sesko nel finale, a prescindere dalla paratissima di Diogo Costa, fa riflettere. Vale 60 milioni, ora vale 30 milioni? Come le oscillazioni in positivo per ogni gol fanno salire il cartellino, questi errori dovrebbero farla scendere. Chiesa? Credo che la valutazione sia legata a quanto resta a bilancio della Juventus, io penso che si possa prendere anche a meno di 25 milioni. Tra meno di dodici mesi va via a parametro zero, lo scambio con Sancho ad oggi non penso sia fattibile. Si fa fatica a parlare di scambi in questo momento, vedi anche l’operazione Douglas Luiz con la Juve che ha slegato l’acquisto del brasiliano alle due cessioni di Iling jr e Barrenechea”.