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Ma quale colpa dei club? Nessuno come Spalletti e Nagelsmann ha potuto convocare giocatori dalle big del suo campionato
29 giu 2024 21:23Calcio
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“È tutta colpa dei club. È tutta colpa dei presidenti. Le big non fanno giocare gli italiani”. E via al populismo. L’eliminazione rumorosa, fragorosa e fallimentare dell’Italia da Euro2024 apre il solito sterile e ridicolo dibattito sull’esterofilia del calcio italiano. Visto che le parole se le porta via il vento, è giusto analizzare con numeri e statistiche quelle che sono state le scelte di Spalletti e soprattutto quelli che sono i “convocabili” e i convocati da Spalletti, paragonandoli alle altre grandi nazionali con grandi campionati (Inghilterra, Spagna e Germania). Partendo dall’Italia, le cinque squadre qualificate alla prossima Champions League, ovvero Inter, Milan, Juventus, Bologna e Atalanta ne hanno messi tanti di giocatori a disposizione per la nazionale. Ad eccezione del Milan (forse solo Calabria convocabile), dall’Inter all’Atalanta sono tanti gli “azzurrabili”. Ben sei quelli allenati da Inzaghi (Darmian, Bastoni, Dimarco, Frattesi e Barella più l’infortunato Acerbi), almeno cinque nella Juventus (Gatti, Cambiaso, Fagioli, Chiesa più il non convocato Locatelli), due o tre nel Bologna (oltre al convocato Calafiori, l’escluso Orsolini e il giovane Fabbian) e 4-5 dell’Atalanta (Carnesecchi e Scamacca convocati, Zappacosta e Ruggeri titolarissimi e non convocati più l’infortunato Scalvini). Parliamo di un totale di 18-19 giocatori convocabili solo da quattro squadre (12 dei quali convocati), ai quali si possono aggiungere i circa dieci giocatori convocabili tra le due romane qualificate in Europa League (convocati Mancini, Cristante, Pellegrini, El Shaarawy e Zaccagni, lasciati a casa Spinazzola, Provedel, Romagnoli e Immobile, futuribili Baldanzi, Bove, Rovella e Casale). Insomma, solo con le squadre arrivate tra le prime sette si poteva serenamente tirare fuori una lista di 25-30 convocati, a cui aggiungere giocatori che giocano anche all’estero (Donnarumma, Vicario, Jorginho e l'infortunato Zaniolo) o che sono reduci da stagioni difficili come il Napoli con Meret, Di Lorenzo, Politano e Raspadori. E le altre?

 

I top campionati “anti nazionali”

 

Analizzando le squadre qualificate alla prossima Champions dalla Premier League, i numeri sono tutti a favore dell’Italia. Il City campione ha dato continuità a quattro inglesi (Stones, Walker e Foden più il non convocato Grealish), Arteta nel suo Arsenal ha fatto giocatore tre inglesi (Saka e Rice titolari con Southgate, White rimasto a Londra), solamente due nel Liverpool di Klopp con Alexander-Arnold e Joe Gomez convocati da Southgate e due nell’Aston Villa (Konsa e Watkins). Tradotto: undici giocatori inglesi protagonisti, nove convocati contro gli almeno 20 individuati nelle big italiane. Numeri schiaccianti. Numeri che sono ancor più schiaccianti se analizziamo le quattro qualificate in Champions League dalla Liga spagnola. Il Real Madrid campione d’Europa offre “solo” tre giocatori a De La Fuente, Carvajal, Nacho e Joselu, due di questi tre considerati riserve da Ancelotti. Quattro convocati dal Barcellona (Fermin Lopez, Pedri, Yamal e Ferran Torres), uno solo dall’Atletico Madrid (Morata) e nessuno dal Girona, per un totale di otto convocati dalle quattro squadre che saranno protagonista in Champions. L’unica nazionale che veramente fa la differenza da questo punto di vista è la Bundesliga, con addirittura 18 convocati da Nagelsmann provenienti dalle cinque squadre tedesche che giocheranno la Champions (tre dal Bayer Leverkusen, cinque dallo Stoccarda, cinque dal Bayern Monaco, due dal Lipsia e tre dal Borussia Dortmund). I numeri parlano chiaro, i club italiani hanno fornito tanti giocatori a Spalletti, più di quanto fatto in Premier League o in Liga. Possiamo discutere della qualità dei singoli, possiamo discutere di cose soggettive. Non sull’oggettività. E il dato oggettivo dimostra chiaramente che la Serie A ha fornito molti italiani a Spalletti per questo Europeo. Se si vuole cambiare il calcio italiano, lo si faccia mettendo nel mirino il problema giusto.

Lorenzo Beccarisi