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Inter - Milan: una pausa di riflessione
03 feb 2023 22:29Calcio
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Una pausa di riflessione.

È la frase che terrorizza chiunque stia dividendo vite. Perché è l'anticamera della separazione. Della lacerazione di quanto si ha in comune per prendere altre direzioni ma senza dirlo ancora, o mai, apertamente. 
Potremmo intitolare così il derby di domenica tra Inter e Milan. Pausa di riflessione. 
l'Inter sembra aver ritrovato una direzione sensata alla sua vita e alla sua stagione. Paradossalmente dopo aver capito che l'affetto verso chi sembrava affidabile la stava trascinando a fondo. 

Ha dovuto a volte suo malgrado rinunciare a Lukaku ma ha trovato un riferimento in quello che doveva essere un tappabuchi, Dzeko, che alla fine è stato un partner affidabile e senza promettere la luna. Concretezza e pragmatismo. Lautaro ha tessuto una trama di autostima ritrovata e ha portato una scafatezza arrivata dal palcoscenico mondiale. Una rosa che doveva contare sui grandi arrivi e si appoggia ai piccoli passi concreti di opliti come Darmian. 
In questo modo l'Inter ha rinunciato al "profilo di coppia" della supremazia delle milanesi e ha rivolto lo sguardo verso la vetta e verso un riferimento irraggiungibile che è il Napoli. 

Il Milan intanto si guarda intorno smarrito. Come se tutte le abitudini, i gesti, le parole che consolidavano adesso non rendano e non funzionino più. Il perdere smalto, apparire trascurato, uno status che non gli apparteneva e che invece ora lo possiede come una veste consunta di colpo. Il Milan si ritrova a poco dall'Inter ma sembra esserne lontano anni luce e con la paura che qualsiasi cosa faccia sia sbagliato e peggiori le cose. Pioli è tornato a essere quello che sembrava di passaggio e che si salutava a mezza bocca prima dell'arrivo di un allenatore diverso. Salvo riscattarsi alla grande. 
Viene il dubbio che l'allenatore riesca a dare il meglio di sé quando non è circondato da aloni di aspettativa. Intanto ha momentaneamente smarrito le parole taumaturgiche che avevano portato al successo tenendo lo scudetto a Milano ma facendolo traghettare a Milanello. 

Un curioso destino "capitale" accomuna Inzaghi e Pioli. Nel 2016 Pioli fu mentore di Inzaghi suo malgrado. Esonerato dalla Lazio, fu sostituito da Simone che allenava la primavera, in attesa del vate Marcelo Bielsa. Le paturnie del "loco" trasformarono il part time di Inzaghi in un contratto a tempo indeterminato, fino al richiamo nerazzurro. 
Pioli lasciò la Lazio e passò proprio all'Inter ma senza fortuna in una annata senza particolari acuti. Fu esonerato anche lì e andò a sciacquare i panni in Arno. A Firenze fece altalena tra bene e così così fino alle dimissioni. Arrivato al Milan al posto di Giampaolo, doveva essere di transizione e non si pensava rimanesse essendoci Ralf Rangnick in rampa di lancio (ricordate Bielsa e Inzaghi?). Ci vollero due stagioni ben fatte e uno scudetto per cacciare il fantasma tedesco che tale rimase anche allo United, per inciso. 

Ora le due squadre che si sono rincorse, hanno diviso l'attico più alto nel giardino verticale della serie A, si guardano intorno a chiedersi cosa fare. Se si ritroveranno insieme a lottare come ai bei tempi, contro ma fianco a fianco o se prevarrà il correre appresso al fascino della capolista che non si volta a guardarle. E chissà. Forse serve una pausa di riflessione per ritrovare l'afflato. Giusto il tempo di capire cosa manca. Questo almeno è quello che sperano entrambe.
di Ettore Zanca

TMWRADIO Redazione