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Il pazzo 2023 degli allenatori di Serie A: un anno sulle montagne russe all’insegna (come sempre) delle critiche
01 gen 2024 12:00Calcio
© foto di www.imagephotoagency.it

Si è concluso un anno pazzo in Serie A, specialmente per chi svolge il lavoro più difficile e chiacchierato d’Italia. Gli allenatori hanno vissuto un anno ai limiti dell’inspiegabile, iniziato con le discussioni su Inzaghi e con la certezza di un Allegri pronto a salutare la Juve entro il 30 giugno 2024. Un anno vissuto con Spalletti sulla cresta dell’onda in quel di Napoli e trasferitosi in quel di Coverciano, dopo l’addio folle di Mancini per modalità e schermaglie post. Un anno anche di riscatto e di situazioni critiche, che andiamo ad analizzare nel dettaglio.

 

GLI OPPOSTI SI ATTRAGGONO

 

Inzaghi e Allegri, due visioni di gioco simili ma dal risultato ben diverso. Inzaghi e la sua Inter producono azioni offensive a raffica, la Juve specula e fa malissimo nelle pochi situazioni pericolose a sua disposizione. Stesso sistema di gioco e stesse problematiche a gennaio 2023, dato che Inzaghi a novembre aveva salvato la sua panchina e Allegri, tra penalizzazioni e una pessima Champions, sembrava prossimo all’addio. Con modalità diverse hanno strappato la conferma per la stagione successiva, Inzaghi con i risultati e Allegri grazie a un contratto “in-esonerabile”. A fine 2023 si ritrovano quasi a braccetto, a guardare tutti dall’alto verso il basso e con la certezza che lo Scudetto del 2024 sarà solamente affar loro.

 

CONFUSIONE CAPITALE

 

Un secondo posto dal sapore di “miracolo sportivo” e un ottavo di finale di Champions conquistato per Sarri, la seconda finale europea in due anni (seppur persa immeritatamente) per Mourinho. Può sembrare impossibile, eppure in quel di Roma a regnar sovrana è la confusione e l’incertezza. Incertezza sul futuro dei due allenatori, incertezza sui progetti delle due squadre. Gli allenatori a dicembre hanno già parlato di nuovo corso, di un progetto giovani che dovrà partire nel 2024. Si, ma con chi alla guida? Sarri ha il contratto per la prossima stagione, Mourinho no. Intanto li divide solamente un punto in classifica mentre la zona Champions inizia ad allontanarsi piano piano.

 

PROTAGONISMO SOCIETARIO

 

Questo il tema comune tra Milan e Napoli. Partendo dai Campioni d’Italia, l’addio di Spalletti ha scoperchiato il pentolone De Laurentiis e dato il via a una serie di decisioni “unilaterali” Made in ADL che hanno portato all’arrivo di Garcia. Rudi è durato due mesi, il tempo di qualche caffé e ha dovuto dire addio ben prima del fatidico “cenone” natalizio napoletano. Chi ha rischiato di non mangiare il panettone è stato Stefano Pioli, lui che aveva chiuso il 2022 al grido di “Pioli is on fire”. È cambiato tutto, dalla dirigenza rossonera alla fiducia della società nel tecnico scudettato nel 2022. Pioli si è “salvato”, ma nel 2024 dovrà riconquistarsi la panchina sotto un’inspiegabile “tutoraggio” firmato Ibrahimovic che dà la misura della poca fiducia nei suoi confronti.

 

LA CONSACRAZIONE QUASI DEFINITIVA

 

Thiago Motta e Italiano, due tecnici sulla bocca di tutti e assoluti protagonisti del 2023. La prima metà di anno ha regalato tante imprese a Italiano, arrivato a disputare due finali a maggio tra Coppa Italia e Conference League. Una consacrazione sì, ma non ancora definitiva perché manca quell’ultimo gradino, quel titolo o quella qualificazione in Champions League che inseguirà nel 2024. Consacrazione che sta assaporando anche Thiago Motta, rivelazione assoluta della seconda metà di 2023 insieme al suo Bologna. La zona Champions lì a un passo, una squadra straordinariamente solida e l’esplosione di tanti giovani di qualità sotto la sua guida. Se volete puntare su un allenatore nel 2024, Thiago Motta può essere il nome giusto.

 

IL RISCATTO IN PROVINCIA

 

Due traiettorie diverse, due riscatti meravigliosi in provincia. Il nome di Di Francesco veniva apostrofato da un “vade retro” quasi ingeneroso nei suoi confronti dopo le annate negative a Verona e Cagliari. Eppure un allenatore che ha fatto una semifinale di Champions qualcosa di buon deve pur averlo. E per ritrovare quel buono serviva la piazza giusta e soprattutto il progetto giusto. Giovani di qualità, non squadre esperte e logore come quelle avute in precedenza. Angelozzi lo ha voluto con forza a Frosinone, gli ha fornito la rosa giusta e DiFra ha portato i ciociari lontano dalla zona retrocessione e a uno storico quarto di finale di Coppa Italia. Non è ai quarti di Coppa Italia, ma quanto sta facendo D’Aversa a Lecce è da applausi. Qualcuno avrebbe scommesso più di un euro su un Lecce saldamente a metà classifica con 20 punti dopo diciotto giornate? Forse solo D’Aversa e quel demone (in senso straordinariamente positivo) di Pantaleo Corvino.

 

SEMPRE COLPA LORO?

 

Può essere sempre e solo colpa degli allenatori? Andrebbe chiesto a chi ha dato il via a un progetto in estate scegliendo di confermare un allenatore che poi, nel giro di 1-2 mesi, ha perso il suo lavoro. È il caso di Zanetti a Empoli e Paulo Sousa a Salerno, cacciati quasi a furor di popolo dopo un inizio stagione disastroso. I loro esoneri sembravano doverosi, sembravano essere la panacea di tutti i mali per i toscani e i campani. Eppure in questo momento Empoli e Salernitana occupano gli ultimi due posti in classifica, hanno i due peggiori attacchi della Serie A e sono le principali “favorite” alla retrocessione. È sempre colpa degli allenatori, vero?

TMWRADIO Redazione