Continuano a volare Napoli ed Inter, mentre la Juventus perde la prima partita del proprio campionato. La lotta Champions si infittisce con il successo della Fiorentina contro la Lazio. In tutto questo marasma, diamo i numeri.
Retegui 9: Non si è fermato mai, neanche nell’ultimo minuscolo periodo di flessione dell’Atalanta. Lui c’è sempre stato, in ogni momento, in ogni modo. A Como è arrivata una doppietta decisiva, che lo ha portato a sedici centri in campionato e a diciannove totali in stagione. Numeri che non sembravano immaginabili per un buon attaccante, che però mai si era esibito con così tanta prolificità e continuità. Da sottolineare è poi la varietà dei goal che sta riuscendo a segnare. Delle sedici segnature in Serie A sei sono arrivate di destro, cinque di sinistro e cinque di testa. Miglior distribuzione non poteva algebricamente esserci. Retegui in questo momento un’arma a triplo taglio, valorizzato dal taumaturgico Gasperini, sperando che si possa esibire in questo stato anche con l’Italia.
Folorunsho 7: Nella battaglia dell’Olimpico spicca una figura massiccia, ruvida, guerriera. È quella di Michael Folorunsho, che contro la sua Lazio ha sfoderato una prova di una sostanza incalcolabile. Né gol né assist per il ventisettenne, ma sui pesantissimi tre punti conquistati all’Olimpico c’è soprattutto la sua firma. L’assenza di Bove aveva lasciato un vuoto che solo parzialmente era stato colmato da Cataldi e Mandragora. Ora è presto per dire se la struttura del ragazzo romano sia la soluzione ai problemi della Viola, ma le risposte di Folorunsho finora sono state positive. Anche contro il Torino infatti aveva giocato in posizione decentrata e aveva tutto sommato disputato un’altra prova solida. Ad ogni modo il successo contro la Lazio rilancia la Fiorentina per la lotta al quarto posto e la conferma tremendamente efficace negli scontri diretti. E pensare che qualcuno parlava di spogliatoio allo sfascio!
Identità Juventus 4,5: Leggendo il termine “identità” accostato alla Juventus si potrebbe pensare alla solita critica. “Eh, il DNA Juventus si è perduto, non si vince più”. Analisi corretta, ci mancherebbe altro, ma del tutto superflua. Sono anni che il ricambio qualitativo degli interpreti non è all’altezza della storia bianconera, per quanto sia sempre giusto sottolineare come il rendimento non sia sufficiente anche per la caratura della rosa attuale.
Ad ogni modo la parola “identità” in questo senso viene intesa come l’indice di riconoscibilità della Juventus di Motta. La squadra infatti appare spesso avulsa, poco comprensibile, sia per chi è in campo che per chi la osserva dall’esterno. Eppure non è sempre stato così. Le prime settimane di campionato non avevano di certo mostrato una squadra perfetta, ma più sistematica sicuramente. Si lavorava bene in fase di recupero palla, maglie strette e transizione rapida ed efficace. La maggior parte dei primi goal stagionali era arrivata sempre così. A tutto questo si aggiungeva un atteggiamento difensivo quasi ineccepibile, tanto da portare a subire solo una rete nelle prime otto giornate di Serie A. Se per quest’ultimo aspetto si può trovare una scusante sull’assenza perpetua di Bremer, sullo sviluppo di gioco non si può incolpare solo Vlahovic o gli acciacchi di altri giocatori; del resto negli ultimi tempi sono rientrati in molti dall’infermeria, ma i risultati non stanno cambiando.
Ad ora la classifica è insomma insufficiente, ma ad essere ancor più insufficiente è lo sviluppo del gioco di Motta, che al momento appare addirittura regredito.