La cronistoria di Marco Di Bello da Brindisi rappresenta alla perfezione ciò che ieri, nel postpartita di Lazio-Milan, il Presidente biancoceleste Claudio Lotito ha espresso a parole. Un sistema calcio che non riesce a tutelare il proprio prodotto, che non riesce (o non vuole) fare selezione e portare in Serie A l’élite, bensì valorizzare chi ha più volte dimostrato di non essere all’altezza. Il valore e il livello di Di Bello viene fortunatamente certificato in Europa. Da sei anni arbitro internazionale, sotto la guida prima di Collina, poi di Rosetti, Di Bello viene giudicato per quello che è, ovvero un arbitro non all’altezza. In sei anni abbondanti da arbitro internazionale, viene designato per sole 9 partite tra Europa League e Conference League (otto partite della fase a gironi, un solo ottavo di finale in Conference). Tradotto, arbitra 1-2 partite all’anno in Europa e nessuna partita di cartello, men che mai in Champions. Eppure in Italia arbitra big match su big match, nonostante negli ultimi tre anni abbia regalato prestazioni come quella di Lazio-Milan come fosse la normalità. Ripercorriamo insieme le ultime tre stagioni del fischietto di Brindisi.
Stagione 2021-22
Iniziare col botto, in senso tutt’altro che positivo, è una delle grandi qualità di Di Bello. Lo fa nella stagione 2021-22, quando alla terza giornata viene designato per Genoa-Napoli. Il Napoli esce vittorioso 2-1 da Marassi, ma per Di Bello la partita sarebbe dovuta finire 2-2. Su un’uscita alta di Meret, l’attaccante rossoblu Buksa travolge completamente il portiere azzurro, dando così la possibilità a Pandev di segnare a porta vuota. Tutti si fermano, tutti si sono resi conto dell’evidente fallo di Buksa su Meret. Tutti tranne Di Bello, che prima convalida il gol, poi viene richiamato dal VAR e annulla ovviamente il gol. Dopo questo inizio viene premiato con il big match Atalanta-Milan, dove convalida il 2-3 dei bergamaschi dopo un netto fallo di Zapata su Messias. Il VAR questa volta non lo salva, lo salva il risultato finale che vede comunque il Milan vincitore. Altro giro, altro big match con Lazio-Juventus alla 13esima giornata e, incredibilmente, altro errore. Cataldi in scivolata stende Morata in area di rigore, Di Bello viene salvato dal VAR (l’unico motivo per cui possa ancora arbitrare in Serie A l’arbitro di Brindisi) e assegna un netto calcio di rigore. Se il girone d’andata è stato “complicato”, il girone di ritorno è da film dell’orrore. “Di Bello macchia il match” questo il titolo del Corriere dello Sport per commentare gli episodi di Milan-Juventus, big match della 23esima giornata. C’è un netto calcio di rigore per i bianconeri per fallo di Messias su Morata, Di Bello fa quello che sa fare meglio e questa volta non viene salvato neanche dal VAR. Di Bello e big match rappresentano una costante in questa stagione, così come le sue insufficienze a fine gara. Lazio-Napoli non è da meno, e anche in questo caso il VAR non lo aiuta. Netto fallo di mano di Luiz Felipe in area di rigore biancoceleste, né Di Bello né il VAR intervengono, ovviamente sbagliando. VAR che torna protagonista in Atalanta-Napoli, ennesimo big match “macchiato” (questa volta solo parzialmente) da Di Bello. Il fischietto di Brindisi assegna un calcio d’angolo al Napoli, peccato che l’attaccante azzurro venga steso dal difensore bergamasco, fortuna vuole che il VAR richiami Di Bello, “obbligato” a certificare il suo errore e dare il calcio di rigore ai partenopei. Iniziare col botto e finire ancora meglio. L’ultimo big match della stagione è la perla delle perle della stagione “difficile” di Di Bello. È Napoli-Roma e Di Bello si merita un esaltante 3.5 in pagella dal Corriere dello Sport. “Disastro annunciato”, apre così il pezzo della moviola del quotidiano che analizza il terrificante errore sul contatto Ibanez-Lozano. Rigore solare non visto in campo e analizzato con lentezza ingiustificabile davanti al monitor, alla ricerca di giustificare un errore tanto grave quanto inspiegabile.
Stagione 2022-23
Dopo l’annus horribilis vissuto da Di Bello, nella stagione 22-23 Rocchi decide di affidargli decisamente meno scontri diretti. Non per questo, Di Bello non si renderà protagonista di grandi prestazioni. E anche quest’anno decide di iniziare col botto. In Monza-Udinese lapidario il commento dell’allora Presidente dei brianzoli Silvio Berlusconi: “Più che Di Bello, l’arbitro doveva chiamarsi Di Brutto”. Da lì in poi, perle a ripetizione. Samp-Roma, decima giornata di campionato, e inizia lo show. “Di Bello disastro” il commento anche in questo caso. Solare calcio di rigore per i giallorossi, Ferrari tocca col braccio larghissimo il cross di Abraham, lo vedono tutti tranne Di Bello. Solita fortuna la presenza del VAR. Si perde anche un rosso per Verre, qui però il VAR non lo salva. Verona-Juventus, 14esima giornata, è la famosa partita del braccio “non braccio” di Danilo in area di rigore scaligera. Di Bello dà rigore, per una volta sembra prendere la decisione giusta, il VAR però lo richiama e l’insicurezza di chi arbitra solo grazie all’aiuto della tecnologia lo porta all’errore. Nel primo big match stagionale, Lazio-Milan alla 19esima giornata, viene salvato dal netto 4-0 dei biancocelesti, ma si rifà con gli interessi negli altri due scontri diretti che gli vengono assegnati. In Fiorentina-Milan al 78esimo fischia un calcio di rigore ai rossoneri che lascia senza parole tutto il Franchi e chiunque fosse davanti a un televisore. Cabral colpisce di testa, Di Bello fischia il rigore. Ci mette 10 secondi il VAR Di Paolo a richiamarlo e a correggere un errore a dir poco clamoroso. Così come è clamorosa la gestione di Lazio-Juve alla 29esima giornata. “Di Bello nel caos” titola ancora una volta il Corriere dello Sport, con Di Bello che ne esce tra le polemiche con un 4.5 in pagella. Il suo merito? Quello di scontentare tutti, la Juve per il gol di Milinkovic e la Lazio per i tanti cartellini gialli non dati a Cuadrado e un rigore per fallo del colombiano su Zaccagni (meritevole anche di secondo giallo).
Stagione 2023-24
Se gli esordi stagionali dei due anni precedenti sono stati “difficili”, l’apice della carriera Di Bello lo tocca proprio in questa stagione. È Juventus-Bologna, i rossoblu sono avanti 1-0 allo Stadium e Ndoye a porta vuota deve solo spingere in rete il pallone dello 0-2 che di fatto chiuderebbe la partita. Peccato che a spingere sia solo Iling junior, che travolge l’esterno rossoblu. Rigore solare, lapalissiano, indiscutibile. Eppure Di Bello fa giocare. Il VAR non lo salva e mette in luce gli errori del brindisino che viene sospeso per un mese. “Ho visto bene io, sono caduti assieme” dice Di Bello, che si assicura un 3 in pagella per il Corriere dello Sport. Un voto da record, che però Di Bello ha la straordinaria capacità di rimeritare. A inizio 2024, il big match Di Bello lo arbitra il Coppa Italia. È Milan-Atalanta e Di Bello strappa il “solito” 4.5 in pagella. Rigore netto non dato all’Atalanta per spinta di Reijnders su De Roon, rigore inesistente dato poi nella ripresa all’Atalanta per fallo di Jimenez su Miranchuk ma il difensore del Milan tocca il pallone. Il VAR non aiuta Di Bello, questa è la grande evoluzione del fischietto di Brindisi. Fino a un anno fa veniva aiutato dal VAR, quest’anno neanche i colleghi da Lissone riescono ad aiutarlo. L’ultima (speriamo) perla di Di Bello è datata 1 marzo 2024, all’Olimpico Lazio-Milan gli permette di ottenere il secondo 3 in pagella della stagione. Una stagione da record. Seconda sospensione per un mese. Lotito nel postpartita ha parlato di un “sistema” che non garantisce più lo spettacolo. Se il “sistema” vuole dare una risposta, l’occasione è d’oro. Premiare la meritocrazia descritta fino a questo punto. Dismettere chi merita regolarmente 3 in pagella, dismettere chi ogni sei mesi deve essere sospeso dal designatore arbitrale. Di Bello e la Serie A sono due rette parallele che non potranno mai incontrarsi.