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Di Bartolomei, la storia dei calcio del leader silenzioso e "capitano vero" della Roma
31 mag 2024 13:18Calcio

"Un capitano vero, un leader silenzioso, schivo […], simbolo di un calcio romantico fatto di cuore, polmoni e grinta […]. E di talento, perché "Ago" ne aveva da vendere". Così descriveva nel 2014 la FIGC un mito come Agostino Di Bartolomei, mitico capitano della Roma del secondo Scudetto, scomparso esattamente 30 anni fa.

Schivo, riservato, silenzioso ma comunque un leader vero. Di Bartolomei, romano classe 1955, legò il periodo più sfavillante della sua carriera professionale alla Roma. Più di 300 le gare accumulate, di cui quasi 150 con la fascia da capitano al braccio: uno scudetto nel 1982/83, tre Coppe Italia e una Coppa dei Campioni soltanto sfiorata con i giallorossi in quella notte del 30 maggio del 1984 all'Olimpico. Una data che purtroppo lo lega anche a quella fine tragica avvenuta esattamente 10 anni dopo.

Una storia di calcio raccontata a TMW Radio da chi ha vissuto Di Bartolomei in quegli anni, a partire da Stefano Impallomeni: "Era il simbolo, un leader, un trascinatore di quella Roma scudettata. E' stato il capitano dei capitani, senza nulla togliere a Totti e De Rossi. Era romano, romanista, capo del governo della squadra, era spigoloso ma al tempo stesso divertente. Sembrava un generale romano, dimostrava di essere un uomo già fatto, di esperienza, già quando aveva 27-28 anni. Gli ho voluto molto bene, vedeva in me un talento e mi stimava e mi trattava come se fossi un calciatore già fatto e questo mi piaceva. La scomparsa è ancora un mistero. Ognuno ha la sua versione ma non sarà mai quella vera. La mia idea è che come se Agostino avesse eliminato Di Bartolomei. Era un uomo importante ma forse si è accorto che era affaticato, per vari motivi. Non era un mediocre, era molto esigente con se stesso e non so se lui si sentiva pronto per fare il secondo tempo della sua vita con quel ritmo".

"E' stato un grande calciatore, era lento ma compensava con la tecnica, la potenza e l'intelligenza tattica - ha ricordato Franco Peccenini -. E' stato uno dei grandi del calcio italiano. Ho avuto una grande amicizia con lui, abbiamo vinto due titoli con le giovanili, una Coppa Italia con la prima squadra. Quella fine? La verità se l'è portata via con lui ma forse si è sentito tradito da quelle società per cui ha dato tanto. Un uomo come lui nel calcio manca tanto, per la sua professionalità e correttezza".

Mentre Roberto Scarnecchia, compagno di Ago alla Roma e al Milan, ha aggiunto: "Una persona straordinaria, un uomo tutto di un pezzo, mai sopra le righe. Ancora oggi mi chiedo il perché di quel gesto, ma lo ricordo per quello che mi ha insegnato in campo e fuori. Sembrava burbero, ma era solo tanto serio". "Ho avuto la fortuna di giocare con lui quando ero ragazzino nei primi anni di Serie A, per me è stato un punto di riferimento - ha aggiunto Filippo Galli -. Una persona chiusa, molto sensibile e che sapeva arrivare a noi giovani. Questa sua sensibilità e fragilità forse lo ha portato a compiere quel gesto tragico".

Un altro ex Roma come Fabio Petruzzi su Di Bartolomei ha raccontato: "E' stato il mio idolo, è stato la Roma, è stato il capitano della mia Roma che ho visto la prima volta allo stadio. Un uomo straordinario, che ho visto tanto a Trigoria e mi ha sempre dato la sensazione di un uomo vero, che con poche parole si faceva rispettare da tutti. Si faceva amare anche nei silenzi. C'erano tanti campioni allora, ma per Agostino è stato sempre amore vero. Era un giocatore elegante, giocava nel ruolo di libero a testa alta come pochi. Aveva un calcio incredibile". E poi anche un ricordo di un suo "rivale" ma amico come Bruno Giordano: "Quante volte ci siamo abbracciati...mi manchi tanto. 30 anni sono tanti ma mi sembra ieri che ci hai lasciato. Avrei voluto abbracciarti anche oggi, con qualche capello in bianco in più".

Daniele Petroselli
Storie Di Calcio su i 30 anni dalla Morte di Agostino Di Bartolomei Ospiti: Stefano Impallomeni, Fabio Petruzzi, Filippo Galli, Bruno Giordano, Franco Peccenini e Roberto Scarnecchia © registrazione di TMW Radio