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De Biasi: "Vorrei continuare in Azerbaigian. Niente isterismi su Mancini"
23 nov 2021 19:20Calcio
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Gianni De Biasi, ct dell'Azerbaigian, ha parlato così a Stadio Aperto, trasmissione di TMW Radio condotta da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini, iniziando dalla Juventus e dal suo cammino in Champions: "Stasera hanno un avversario tosto, che in campionato sta facendo bene. Spero che la Juve si ritrovi, nelle difficoltà rinsaldare le fila è più facile, anche se il Chelsea è una grande squadra, che sta bene. Arrivare primi farebbe piacere a tutti, anche se non sarà facilissimo a Londra".

Come commentare l'Atalanta? "Una bellissima realtà italiana, una squadra gestita bene da un ottimo allenatore: parte tutto dalla proprietà, Percassi è uno serio oltre che ex calciatore, il mio amico Sartori è un ottimo direttore sportivo. Quando stupisci in realtà come Bergamo, ripetersi non è facile, invece Gasperini tiene tutti coi piedi per terra. La squadra è molto forte, per ora pagano le molte assenze. Non si può non riconoscere loro dei meriti".

Gasperini ha mai pronunciato la parola "Scudetto"? "Non credo, ma penso che stia adoperando dei sinonimi molto vicini... L'Atalanta non ha l'assoluta necessità di vincere il campionato ma magari potrebbe sfruttarne il corso, e altre che vanno avanti in Champions. Ci sono però squadre più accreditate, che per me sono Napoli, Inter e Milan. E vediamo se la Juve rientra in corsa...".

Quanto mancherà Osimhen a Spalletti? "Abbastanza. Come perdita è importante ma penso che possa sopperire coi calciatori che ha a disposizione: il Napoli gioca di squadra, anche con l'Inter l'ha fatto salvo poi subire il ritorno dei nerazzurri. Inzaghi ha giocatori di spessore che in Italia non hanno in tantissimi...".

Perché in Italia si fanno calcoli tra Europa e campionato? "Non so se sia comodo o un modo per pararsi il didietro... Chi partecipa alle competizioni non lo fa di certo per perdere, anche se qualche obiettivo può essere più importante di altri. Se però le cose sono gestite con intelligenza, certi aspetti diventano marginali. Basta non nascondersi dietro al "non è importante"".

Si è rivista l'identità del Torino? "Ieri sera hanno fatto una buona gara e messo in difficoltà un'Udinese che, al di là dei risultati, è forte fisicamente e ben gestita da Gotti. La vittoria del Toro è stata inseguita e meritata, ma non netta. Però che gol Brekalo! Juric sta riuscendo a trasmettere il DNA del Toro, quello di lottare e stare sempre sul pezzo, che però per qualche anno non si è visto".

Un bilancio dell'avventura da ct dell'Azerbaigian. "Si poteva fare meglio sicuramente, bisogna però capire il contesto in cui si lavora e i giocatori che hai a disposizione, oltre alle differenze di mentalità e approccio. Io mi darei un 6, forse per darmi anche un po' di coraggio per l'eventuale continuazione del mio lavoro. Non so ancora cosa accadrà, stiamo discutendo in questi giorni e non so come butta".

Che sensazioni ha? "Ho la speranza di poter continuare per portare avanti il lavoro di questi 14 mesi anche nel prossimo biennio. Sono disponibile, vediamo che deciderà la federazione".

Un punto di vista netto. "Non voglio buttare via questi mesi, anche perché oggi posso dire di conoscere meglio i ragazzi come persone, al di là dell'aspetto tecnico o tattico. Capisco la loro indole e la loro voglia di sognare assieme a me".

I difetti dell'Azerbaigian sono strutturali? "Qui sono più orientati a sport individuali e di forza, come la lotta o il pugilato. Non brillano in quelli di squadra e non capisco, forse manca una filosofia comune. Ci vuole una chiave giusta, anche se i partecipanti nel calcio sono molto risicati. Nonostante 10 milioni di abitanti ci sono 8 squadre nella prima serie, e ogni squadra ha 6 stranieri. Fate voi...".

Quanto l'ha visto cresciuto Vlahovic? "Affrontarlo è stato fastidiosissimo! Ha una fisicità e una capacità di leggere le situazioni come pochi. Ha un agonismo dentro innato per cui non gli serve essere stimolato: si muove coi tempi giusti, detta i passaggi. A noi ha segnato due gol, nonostante il 3-1 in Serbia però siamo rimasti in partita".

Al suo collega Mancini che dice? "Spesso si passa da "santo subito" a "c...one" in un battibaleno. Mancini ha mostrato di saper fare il suo mestiere e aggregare bene il gruppo-squadra. Non facciamoci prendere da isterismi e situazioni strane, i calciatori e il tempo davanti per recuperare ci sono".

Come spiegare il flop nel girone? "Forse eravamo convinti che la qualificazione calasse dal cielo perché eravamo campioni d'Europa e ci siamo un po' rilassati. Va detto che la dea bendata non ha nemmeno aiutato, vedi i rigori".

Portogallo la squadra da evitare? "Ci abbiamo giocato contro a Torino, quando avevano problemi in pandemia, e abbiamo perso 1-0 facendoci un'autorete. Al ritorno però ce ne hanno dati tre, non c'è stata partita anche perché eravamo alla terza in una settimana e, senza avere ricambi, siamo arrivati cotti".

Non la entusiasmano Ronaldo e soci? "Possono darti tre gol come perdere contro chiunque, anche se ultimamente capita poco. Una squadra come l'Italia può giocarsela alla pari senza problemi".

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Gianni De Biasi intervistato da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini © registrazione di TMW Radio