A TMW Radio, durante Maracanà, torna la rubrica "La Voce dell'Agente" in collaborazione con A.I.A.C.S. – Associazione Italiana Agenti Calciatori e Società e ospite è l'avvocato Francesco Caliandro.
Il Tribunale di Madrid ha vietato l'applicazione del nuovo regolamento FIFA per gli agenti. E di recente l'associazione Europea degli agenti ha chiesto l'intervento della FIFA per trovare un punto d'incontro:
"Credo sia necessario questo. Sono 23 i Paesi in cui sono state adite le autorità competenti e la maggior parte non hanno aderito al nuovo regolamento, questo dovrebbe far sorgere qualntomeno qualche dubbio e la necessità di incontrarsi. Le ripercussioni ci saranno sui trasferimenti, sui giocatori e le società. E' un'operazione di buonsenso, lo devono far soprattutto le Federazioni. Se queste con le loro commissioni non ravvedono questa necessità è un serio problema".
L'Italia è rimasta a guardare per ora:
"Sì, ma dall'ultimo Consiglio Federale ad oggi, come noi abbiamo cercato di fare dei passi in avanti, anche loro dovrebbero farlo. Non puoi rimanere rimanere così. E' arrivato il momento di scoprire come si potrà andare avanti".
Che tipo di mercato ci dobbiamo aspettare?
"Difficile prevedere, lo scorso anno abbiamo vissuto un mercato prima del mondiale con classifiche ferme, visto l'evento. Un poco ne ha risentito il mercato, ma di solito in questo periodo si ha la possibilità di verificare dove intervenire per migliorare ma anche per razionalizzare degli investimenti. Bisogna sempre essere molto vigili, il mercato è imprevedibile, magari è sornione per 20 giorni e poi si sveglia negli ultimi dieci. Vedremo, mi aspetto però un bel po' di trambusto sotterraneo che poi verrà fuori".
Cosa cambia col regolamento FIFA?
"Ha voluto introdurre una patente internazionale quando il trasferimento ha una valenza internazionale. ma era già così dal 1995, poi hanno delegato alle Federazioni il rilascio di queste. La vedo come una cosa giusta, ma deve essere fatta con una logica. Una volta che ho la patente FIFA non devo fare poi un ulteriore passaggio dalla Federazione, l'operatività deve avere il suo pieno compimento dal momento in cui tutte le Federazioni accettano questo. Oggi oltre alla licenza FIFA, devi essere anche registrato nella Federazione dove stai trasferendo il giocatore".
E' cambiato l'interesse verso i giovani calciatori?
"E' chiaro che come tutte le attività si va al passo coi tempi. Siamo di fronte a un mercato senza frontiere e si guarda dappertutto, anche per necessità. Purtroppo a differenza di una volta, dove eravamo un mercato autosufficiente, il mercato italiano ha dovuto attingere ai Paesi confinanti, anche per costruire una base e non solo scegliere le eccellenze. E' un problema ampio che va ricercato nelle fondamenta. Oggi si deve andare a prendere da altri Paesi per fare anche i campionati giovanili".
Ci stiamo avvicinando alla cultura degli altri Paesi per dare più spazio ai giovani ma siamo ancora distanti. Cosa ci frena ancora?
"Ciascuno di noi ha le sue peculiarità. L'Italia è sempre stato un Paese che per assimilare i concetti ha bisogno di tempo. La nostra storia dice che nella stragrande maggioranza la media di chi si afferma ha 25-26 anni e ha sempre fatto un rendimento altalenante. C'è un tempo di apprendimento, è una cultura che è così".