Nella serata di TMW Radio, all’interno di “Calciomercato & Ritiri”, è intervenuto l’ex calciatore Antonio Cabrini.
Abbiamo festeggiato ieri il compleanno del professionismo del calcio femminile. Sentendo vari pareri delle calciatrici, è emerso come questo debba essere un punto di partenza e non d’arrivo...
“È vero, ci hanno messo tanto tempo e oggi festeggiamo un anno di professionismo, ma siamo soltanto all’inizio. È difficile pensare di poter essere da subito all’altezza dei partner maschili”.
Dobbiamo chiamarle “difensora”, “arbitra”... loro che ne pensano?
“Accettano di buon grado le soluzioni e i termini già pre-esistenti. Il calcio ha dei termini precisi che esistono dall’Ottocento”.
Serve una “grande vittoria” o una “grande avventura” per farci appassionare completamente al calcio femminile, almeno sotto il profilo della Nazionale?
“Prima o poi arriveranno i grandi successi. Non puoi sperare di arrivare immediatamente a un grande traguardo. Rispetto ad altre nazioni siamo molto indietro: se pensiamo agli USA, alla Spagna, all’Inghilterra e al Brasile serviranno almeno altri 5 anni. Hanno avuto un percorso aiutato dallo Stato e dalle leghe professionistiche che già esistevano. Questo handicap che abbiamo può essere colmato col fatto che le squadre professionistiche maschili possano inserire le squadre femminili nell’assetto societario”.
Un’ascoltatrice ti chiede: quali sono le differenze tra uomo e donna e quali sono le difficoltà?
“C’è un atteggiamento mentale diverso. Il maschio è più facile da gestire. La donna vuole andare a fondo nel problema e ha bisogno di capire fino in fondo quello che sta facendo e c’è una differenza di fondo anche a livello tecnico. Come esiste nel basket e nella pallavolo, bisogna prepararsi ad osservare uno sport differente”.
Il passo in avanti potrebbe essere il fatto di smetterla col paragone fisso tra calcio femminile e quello maschile?
“Sicuramente. Dovremmo capire che si tratta di argomenti completamente diversi e di valori in preparazione differenti”.
Passiamo alla Juve: che idea ti sei fatto?
“È stata un’annata molto particolare per la Juve. I tifosi si aspettano un anno di rivalsa e di rivincita, per poter riportare trofei, divenendo protagonista anche in Europa”.
Vlahovic o Lukaku?
“Vlahovic, senza togliere nulla a Lukaku. Il serbo, per l’età e per quello che ha già fatto vedere, punterei su Vlahovic”.
Vlahovic potrebbe dare di più se trovasse un allenatore che produca un gioco diverso?
“Alla Fiorentina segnava più di tutti. Non ha bisogno di una squadra che giochi per lui, casomai vanno sfruttate al massimo le sue caratteristiche, che si riferiscono al puntare la porta e al calciare”.
La Roma può affidarsi ai soli Dybala e Belotti?
“È un discorso che non vale solo per la Roma. Una squadra non può basarsi solo su uno-due elementi per fare un campionato importante. Il calcio non è più lo sport dove avere l’uomo che ti fa la differenza”.
Che idea si è fatto di Cuadrado all’Inter?
“Quando si parla di Juventus e Inter sembra di parlare sempre di cani e gatti. Vedo che in generale non si dà retta a queste cose quando c’è il calciomercato aperto. Dipende tutto dalle scelte degli allenatori e delle società. Mi incuriosisce pensare a come potrebbe giocare Cuadrado all’Inter o casomai Lukaku alla Juventus”.
Un pronostico su chi vincerà la Serie A?
“Si deve ripartire sempre da chi ha vinto lo Scudetto l’anno prima. Nel caso in cui De Laurentiis non venda elementi indispensabili, secondo me il Napoli è ancora la squadra da battere. Mando un abbraccio a Walter Sabatini, che è stato il primo direttore sportivo a credere in me (in diretta, ndr)”.
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Cabrini: “Basta paragonare calcio maschile e femminile. Tra Vlahovic e Lukaku scelgo il serbo”
22 lug 2023 15:35Calcio
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
TMWRADIO Redazione