Durante l'appuntamento odierno con L’Editoriale sulle frequenze di TMW Radio è intervenuto Luca Marchetti. Queste le sue parole:
L’Atalanta può dare del filo da torcere a questo Lerverkusen?
“Così come lo ha fatto la Roma ieri, queste partite sono sempre da giocare. Lo ha dimostrato anche l’Inter lo scorso anno con il City. L’Atalanta sta bene ed è all’apice di questo progetto, credo che una società comunque piccola riesce ad essere protagonista in Europa e questo è un traguardo incredibile raggiunto con serietà e professionalità. Adesso c’è questa grande possibilità di alzare un trofeo, l’Atalanta non lo fa da tanto tempo. Bisognerà essere contenti a prescindere, poi è chiaro si parla di sport e si vive in funzione del risultato. L’Atalanta però se lo merita, lo merita la storia di Percassi, c’è una grande presenza della proprietà. È stata creata l’under 23 che ha passato il primo turno di playoff, il settore giovanile è sempre stato un fiore all’occhiello, e poi c’è Gasperini. Il lavoro della società che acquista bene e a poco rivendendo tanto. Quante volte l’Atalanta ha cambiato uomini e giocatori senza mai cambiare pelle. Prima Sartori poi D’Amico lo hanno fatto benissimo. Per Gasperini poi sono finite le parole per descrivere il suo lavoro. Ieri Percassi è stato molto chiaro, facendo capire che ci sono pochi margini di manovra. Bisogna vedere poi se e come Gasperini chiederà un eventuale addio. L’Atalanta è un perfetto ingranaggio e i Percassi sanno che cambiare qualcosa sia un rischio. Ci sono state delle tensioni con Gasperini, ma fa parte delle logiche del lavoro. Credo che sia un connubio difficile da estirpare”.
Quanto amaro in bocca lascia l’eliminazione della Roma?
“La Roma avrebbe meritato il passaggio del turno, forse perché un po’ di italianità ci vuole. L’atteggiamento mediatico avuto dal Bayer Leverkusen non mi è piaciuto, credo che questa spocchia e presunzione non appartenga al club. Il rispetto dell’avversario va sempre tenuto e la Roma ha avuto un grandissimo rispetto. La Roma ha fatto male all’andata e De Rossi ha sempre detto che non era finita. Aveva ragione lui, questo significa dare una grande mentalità e questa è la principale qualità di De Rossi. Tutto questo bisognerà ricordarlo anche quando le cose andranno male perché andranno male. Ci vuole più equilibrio nel giudizio, così come su Svilar. Ha fatto un errore poverino, ma pensa a tutto quello che ha evitato precedentemente e magari se ci fosse stato un altro la Roma non sarebbe arrivata a giocarsela fino a dieci minuti dalla fine”.
Sono mancati i giocatori più importanti ieri alla Roma?
“Quando non riesci a tirare fuori il 100% da tutta la squadra l’indice viene puntato sempre sui giocatori più importanti. Da grandi poteri derivano grandi responsabilità, ieri per Lukaku ad esempio non è successo e quindi si punta il dito”.
Chi è il più vicino alla panchina del Milan ad oggi?
“Fare i pronostici adesso porta a sbagliare, lo dimostra proprio la vicenda Milan-Lopetegui. C’era l’accordo, mancava solo l’ok di Cardinale e proprio quello è mancato. Ora i nomi principali sono Fonseca e Conceiçao, due allenatori portoghesi che interpretano il calcio in maniera diversa. Entrambi conoscono il calcio italiano e l’identikit sul profilo del nuovo allenatore del Milan è stilato. Quello che mi stupisce è la tempistica così lunga sul processo di decisione. È vero che il possibile addio a Pioli si è concretizzato nell’ultimo mese, ma il PioliOut di inizio stagione ha dato il via a questo. Nel processo decisionale il Milan poteva vagliare prima alcuni profili e alcune decisioni”.
Anche in casa Juventus le decisioni sono già prese?
“Penso che la strada sia segnata, mi sorprenderei molto a vedere Allegri sulla panchina della Juventus, così come Pioli su quella del Milan. Il candidato è Thiago Motta, poi credo che una società come la Juventus deve coprirsi anche per eventuali fattori imponderabili. Se Thiago Motta dovesse cambiare idee e programmi, la Juventus dovrà farsi trovare pronta. Non credo che ricomincerà da capo se non dovesse arrivare l’ok definitivo”.
Ti sorprenderebbe rivedere ancora Antonio Conte senza panchina?
“Si e no. Per me Conte resta un allenatore importantissimo che lavora alla grande sul campo ed è molto esigente con la squadra e la proprietà. Forse è proprio questo che può limitare alcune società, così come l’ingaggio pesante ma quest’ultimo penso sia un problema secondario”.