L'agente Beppe Accardi è intervenuto in diretta a TMW Radio, durante Maracanà, per parlare di vari argomenti.
Ci può fare un ricordo di Schillaci?
"Abbiamo fatto una riunione con ex compagni di Totò. Giocavamo da ragazzi insieme, peccato che non ci fosse lui. Abbiamo ricordato gli anni insieme, quelli più belli, di quando eravamo ragazzini e sognavamo di imitare i nostri idoli. E abbiamo ricordato Totò, che è stato parte integrante di questo gruppo e lui non si è mai dimenticato di questo gruppo. Tanto che aveva creato la scuola calcio nel campo dove giocavamo noi".
Che effetto vedere Camarda esordire in Champions?
"Certo che mi ha fatto effetto, ma mi farebbe vedere tanti altri ragazzi fare così. Il mondo è cambiato, i giovani crescono e si sviluppano in un mondo inquinato dai social e dalla malattia dei soldi. La realtà è una: per diventare, devi fare. Oggi invece si pretende. Speriamo che i giovani capiscano questo. L'esordio? E' una bella storia, finalmente abbiamo i giovani che si stanno ritagliando spazi importanti. Il fattore mentale è quello più importante".
Come immagina i prossimi dieci anni del mercato?
"Mi auguro che qualcosa cambi, che si aprano delle alternative diverse. Ma con le norme di oggi, andiamo verso un periodo difficile. Con la nuova normativa sui giovani diventerà un mercato folle. Sarà guerra totale, perché fin quando ci sarà un 14enne forte, tutti si scanneranno per averlo. Sarà un mercato inquinato, perché non si guarderà alla crescita del giocatore ma solo a farlo guadagnare di più. Il tutto in un momento di crisi economica. Qualcosa già si inizia a intuire...".
Come vede il giocatore, oggi accostato a un dipendente a tutti gli effetti?
"La realtà è una: è un mercato che è inquinato, oggi si parla di cifre stratosferiche. Prima il giocatore, per diventare tale, doveva fare una gavetta incredibile per un po' di tempo, oggi invece dopo un secondo diventi un fenomeno e hai già contratti importanti e finisci nel dimenticatoio. Le società di calcio ogni anno hanno contrattualizzati dai 30-35 giocatori, con le liste 15 giocatori rimangono fuori. E a volte o li svaluti, oppure paghi una sorta di incentivo per farli andare a giocare. Sono questi i giocatori che portano deficit alle società".
L'allenatore che la sta impressionando di più?
"Su Baroni non c'erano dubbi. Ora finalmente la gente se ne accorge, è una persona perbene, non è uno che cerca la luce della ribalta ma lavora in silenzio. Avevamo dubbi su Conte al Napoli, su come poteva coesistere con ADL, ma quando hai un condottiero che sa entrare nell'anima dei giocatori, i risultati sono questi. Sta dimostrando ancora una volta di avere una marcia in più".
Cosa consiglierebbe a Leao oggi?
"Il problema di Leao non è suo. In un Milan organizzato e gestito con la logica di Berlusconi e Galliani, probabilmente non ci sarebbe stato. In un Milan gestito in un modo diverso, con le sparate di Ibrahimovic molto cinematografiche invece...La questione è che certi giocatori poi devi venderli quando fanno così. E' lo stesso dramma di Osimhen. Quando esplodono, iniziano a pensare di essere il centro del mondo. Nè Leao, nè Osimhen sono Messi, Ronaldo o Maradona".