Zeno Pisani, manager italiano residente a Los Angeles, parla così a TMW Radio, nel corso della trasmissione Stadio Aperto, dei risvolti sociali negli Stati Uniti d'America dopo la morte di George Floyd e le rivolte popolari che ne sono conseguite: "Ho visto che i giornali internazionali hanno una copertura non dico superficiale, ma non affrontano il problema nelle diramazioni che implica. Due cose separate: il problema del razzismo, enorme e radicato per cui protesta la gente, e poi completamente staccati ci sono devastazioni, saccheggi e sciacalli. Queste sono altre persone, i manifestanti vanno via e arrivano i vandali. La situazione è fuori controllo, Los Angeles è una delle situazioni più colpite e siamo al terzo grande riot: il primo nel '62 culminato con un discorso di Martin Luther King, e poi nel '92 il pestaggio ancora una volta dei poliziotti bianchi contro un ragazzo di colore. Dei tre, questo è il più violento perché si è spostato nelle zone nobili della città: mai si erano arrivati a Santa Monica, Beverly Hills e Hollywood, si erano sempre fermati nei ghetti. Gli Stati Uniti hanno il razzismo insito nella loro cultura, sono 400 anni di razzismo. Qui è forte, predominante e ben visibile in alcuni stati. Negli anni '60 bianchi e neri andavano su bus e mangiavano in ristoranti separati. Rosa Parks è l'altro ieri, questa cosa non è sommersa, è gente ancora in vita che c'era in quegli anni. E poi c'è la costante oppressione della polizia verso le minoranze. Possiamo fare un esempio facile, la stessa situazione di George Floyd e Rodney King, causa scatenante del '92, se ci fosse stato un bianco al posto loro sarebbe finita quasi a tarallucci e vino. Oggi, con i cellulari, tante di queste cose vengono esposte. Se vediamo il referto della polizia di Minneapolis dopo l'incidente, era stato tutto coperto come un banale incidente, una colluttazione in cui Floyd avrebbe fatto resistenza... Questo è all'ordine del giorno, c'è grande differenza tra bianchi, neri e minoranze negli USA. Martin Luther King diceva che questa era la voce di chi non veniva ascoltato: giusto che protestino, nel 2020 è una situazione insostenibile. Teniamo conto che il presidente Trump non aiuta, ha precedenti razzisti e c'è una situazione di povertà estrema, una situazione demografica di grandi differenze tra ricchi e poveri, questi ultimi in maggioranza afroamericani e latini. C'è sempre una tensione di base per chi è discriminato, non ascoltato, per una differenza di trattamento e visione tra come la gente vede un ragazzo bianco e un altro afroamericano. Nel '62 scoppiò la rivolta perché la polizia aveva malmenato un motociclista finché non l'ha ridotto in fin di vita, nel '92 picchiano e uccidono King, pestato brutalmente da quattro poliziotti quando era nella sua macchina e ripreso da una persona che abitava di fronte, oggi Floyd. Sono passati quasi settant'anni e nulla è cambiato, non credo cambierà. Gli episodi rappresentano la famosa goccia che fa traboccare il vaso".
Negli Stati Uniti le prese di posizione degli sportivi non fanno notizia, ma in Europa sembra smuoversi qualcosa. "Gli sport americani, soprattutto l'NBA, rappresentano leghe che lasciano libere gli atleti di esprimersi, quasi li incitano essendo un ufficio occupato al 95% da giocatori afroamericani a parte l'NFL che è l'esatto opposto ed anzi ha un razzismo latente e si è visto con Kaepernick. Prendiamo l'NBA: ci sono simboli come Lebron che sono i primi ad esprimersi sui social media qualsiasi cosa succeda. Due settimane fa nel sud un ragazzo di colore è stato ucciso a sangue freddo in una sorta di caccia all'uomo perché faceva jogging in un quartiere prevalentemente bianco. Sono scene all'ordine del giorno e questo fa paura, tanto per capire cos'è l'America. Oggi con i telefonini emerge qualcosa ma è solo la punta dell'iceberg: difficile spiegare a chi non è qua la forza e il magnitudine del razzismo. Io ovviamente ho tantissimi amici di colore e mi raccontano storie che vengono fermati dalla polizia solamente perché vedono un afroamericano in una Mercedes e scatta automaticamente il collegamento. Stiamo riducendo, ma è così. Perché se io Zeno Pisani guido una Mercedes e mi fanno passare, a lui di colore scatta la perquisizione? Questa è la base, poi da questo dobbiamo distinguere. Le distruzioni e i saccheggi sono stati fatti completamente da altre persone. Abbiamo visto tantissimi bianchi, ci sono gruppi organizzati di estrema destra e sinistra che vanno sotto il nome di White Supremacy e ANTIFA, che arrivano, distruggono e creano tensione. Se vedete le immagini noterete tantissimi bianchi che per primi spaccano e distruggono. Nella zona di Beverly Hills, famosa in tutto il mondo, ci sono zone completamente distrutte, vedi Rodeo Drive. Abito a 200 metri in linea d'aria e sabato sera ci sono stati momenti di paura. Il comune ha un numero di telefono per emergenze, e abbiamo ricevuto un messaggio pre-registrato alle 16 dicendoci di chiudersi in casa perché stavano arrivando i dimostranti e la cosa poteva essere pericolosa. All'inizio tutto pacifico, poi verso le 17 via con le devastazioni. La polizia probabilmente non è preparata, sono stati molto criticati per una tattica sbagliata, ma so solo che sentivo le vetrine che si spaccavano qui vicino, e c'era il fuggi fuggi generale. L'altro giorno ho fatto una passeggiata qui sotto e c'era il disastro. Questo con le proteste non c'entra niente. Negli States c'è un presidente, Trump, non apprezzato, con frasi che non aiutano: spesso su Twitter incita anche alla violenza. Ieri ha minacciato l'America con l'Insurrection Act, una legge del 1807 che permette al presidente di prendere il comando di ogni stato a discapito dei governatori con l'utilizzo della Guardia Nazionale da lui comandata. Significherebbe guerra civile, spero non si arrivi a quel punto lì ma già che il presidente minacci guerra ai suoi cittadini è un po' particolare. Veniamo da mesi in cui tantissima gente ha perso il lavoro, ci sono 50 milioni di disoccupati, il numero più alto dalla Grande Depressione, e una base costante di poveri che in situazioni del genere esplode, ed è un vulcano che erutta. Basta una scintilla, e il fuoco esplode: questo è successo. Per tre ore la situazione di Beverly Hills era che, se succedeva qualcosa, ognuno era per conto suo. L'americano cosa fa? I negozi in cui c'è più coda sono quelli di armi. A problema si aggiunge problema. Per la prima volta sono state toccate le zone ricche di Los Angeles, da sempre intatte, perché nel '92 praticamente le hanno isolate. Il punto è che fino ad allora, chi protestava era anche chi devastava, mentre oggi sono cose totalmente diverse. Era un obiettivo dichiarato andare a puntare le zone ricche, era guidato. Qualsiasi negozio nel raggio da qui a 15 chilometri è stato devastato".
Per la ripresa dell'NBA si è detto di Disney World a Florida. Interessi in ballo? "Era ovvio si sarebbe giocato lì, proprietari ESPN ed NBA. Si gioca solamente per interessi televisivi, al pari di tutti gli altri sport, perché ovviamente è un altro campionato. Si inizierà a fine luglio e la data anche se poi non so se visto il momento particolare la cosa sarà ritardata, ma era attesa una decisione. Non è Silver che decide, sono i proprietari che devono trovare una soluzione comune e votare. Questo è atteso a giovedì/venerdì, ma potrebbe slittare, ripeto. Ci sono problemi contrattuali da risolvere e l'NBA si tiene un cuscino di due mesi per risolvere tutte le questioni. Poi si può discutere della qualità, ma la vera domanda è: metti che Lebron James prende il Coronavirus, che succede? Si va avanti? Si recupera? Questi punti di domanda saranno sciolti con un protocollo, ma far giocare le squadre nelle proprie città non è possibile, comporterebbero situazioni di contatto che possono portare a far saltare tutto il circo".