È cambiato tutto, per tornare tutto come era prima. Si possono riassumere così gli ultimi 16 mesi di Christian Eriksen, da quel 9 luglio in cui la sua vita è stata seriamente a rischio. Il malore che lo ha colpito nella prima giornata degli Europei contro la Finlandia al 42esimo del primo tempo, il silenzio del Parken di Copenaghen e i minuti di terrore. Da quel momento poi la carriera a rischio, l’addio all’Inter e il ritorno in campo, a distanza di mesi, con la maglia del Brentford. Qualche mese per dimostrare che Eriksen è tornato, quelle partite che gli servono per tornare in una big del calcio europeo. La chiamata è del Manchester United, ma l’obiettivo di Christian è uno solo, tornare in Nazionale per giocarsi il Mondiale.
L’appuntamento col destino è fissato per martedì 22 novembre, la sfida è sulla carta agevole contro una Tunisia che appara come vittima sacrificale di turno. E invece quel match che sembrava una semplice formalità si trasforma in una sfida durissima per i danesi, guidati in campo da Eriksen che con il numero 10 sulle spalle cerca di dare qualità a una squadra che fa enormemente fatica. Il pressing tunisino è asfissiante, la Danimarca non trova sbocchi. L’unico che prova ad accendere la luce è proprio Eriksen, che non gioca una gran partita ma cerca sempre la giocata di qualità. L’istantanea del match arriva al minuto 64, quando esce capitan Kjaer e il centrale del Milan mette al braccio di Eriksen la fascia da capitano. Quel Kjaer che al Parken gli aveva salvato la vita. Dal malore alla fascia di capitano al Mondiale, tutto in sedici mesi.
La partita di Eriksen non è eccezionale, anche se è il giocatore che più di tutti prova a creare situazioni pericolose. Ben 4 passaggi chiave per lui, oltre 80 tocchi di palla nei 90 minuti giocati a Doha. Tantissimi cross per sfruttare la fisicità dei suoi compagni (ben 13), e un tiro in porta di sinistro con cui chiama il portiere tunisino Aymen Dahmen al miglior intervento della partita. Lo 0-0 con la Tunisia complica il cammino della Danimarca in questo Mondiale, ma Eriksen può sorridere perché oggi ha potuto rispondere presente all’appuntamento col destino.