La storia dello sport la scrivono le imprese dei grandi campioni. Capitoli e capitoli di record, numeri, trofei. Di personalità fuori dal comune, che ammaliano folle e creano consenso. Tra le righe di quelle imprese ci sono poi storie che ci costringono a riscrivere la trama e a rivedere l'opera. Quei protagonisti inaspettati che la bravura, l'opportunità, la buona sorte e il destino elevano al rango superiore. A livello di quei campioni inarrivabili, che rimpiccioliscono davanti l'evento inaspettato e irripetibile. Underdog, edito da Battaglia Edizioni per la collana Aquilone Cosmico, rende il giusto merito a tutti quegli eroi inaspettati, o dimenticati dal pubblico o trattati con superficialità dall'informazione mainstream.
Ecco quindi che 'Buster' Douglas ritrova quel lustro e quello splendore proprio di chi è riuscito a battere Tyson nel suo prime; oppure che Daniel Bryan - nel payettato e artefatto mondo del wrestling entertainment - renda plastico e materiale il mito del piccolo e volenteroso Davide vincente sul grosso e prepotente Golia. Nel mondo del calcio poi gli ultimi trent'anni sono stati un compendio dell'epica dello sfavorito. La Danimarca nel '92 neanche doveva partecipare a quell'Europeo vinto, chiamata in fretta e furia dopo la decisione di togliere il gettone di presenza alla Jugoslavia per i noti motivi politici. E sempre l'Europeo, circa un decennio dopo, si ripropose come palcoscenico per le scorribande della Grecia di Otto Rehhagel, già condottiero del piccolissimo Kaiserslautern dei miracoli. Nel calcio rimarrà storica l'impresa del Leicester azzurro di Claudio Ranieri, caparbio e abile nell'approfittare dell'anno di buio di tutte le big di Premier.
Underdog ci ricorda di come i campioni esistano anche per essere colpiti e affondati da piccoli eroi casuali, squadre baciate dal destino, eventi rari e irripetibili. Basti pensare anche all'ultima avventura europea dell'Italia di Mancini, senza super campioni e senza quell'etichetta di favorita che spesso ti fa camminare leggero e ti fa superare gli ostacoli apparentemente insormontabili. Perché in realtà è questo che chiediamo alla vita e allo sport, derogare ogni tanto dalla strada maestra per regalarci angoli inaspettati e scorci di paesaggio irripetibili.