L’avvocato della famiglia Pantani interviene a “Stadio Aperto” su TMW Radio in occasione del 50° compleanno del pirata.

A distanza di tanti anni, la verità processuale riuscirà a dare giustizia a Marco Pantani?

“Noi stiamo lottando e siamo forse vicini ad una svolta, “Le Iene” ci stanno aiutando con grande serietà come anche altre testate giornalistiche. La gente adesso ha perfettamente capito come è andata. Stiamo cercando di arrivare ad un elemento probatorio che sia oggettivo e non interpretabile. Quando ci viene negata la verità siamo tutti sconfitti, dobbiamo pretendere che chi svolge le indagini lo faccia in maniera minuziosa, noi ci siamo battuti per fare tutti gli accertamenti possibili ed immaginabili. Qui si sta parlando di un cittadino italiano come ad esempio Cucchi ai quali è stata negata la verità. Questa fuga dalla verità mi amareggia, ma al tempo stesso mi sprona a non fermarmi”.

Sulle testimonianze di Miradossa:

“Miradossa, che all’epoca aveva una caratura delinquenziale molto alta, si è mostrato disponibile a parlare e c’è da chiedersi perché una persona come lui voglia fare chiarezza. Miradossa dice che chi ha alterato la scena del crimine non conosceva neanche bene Marco per farlo bene. Ha patteggiato quando ha capito che il pubblico ministero non cercava la verità”.

Continuare a lavorare per fare uscire a galla la verità è la strada giusta per onorare il pirata?

“Chi dice di lasciare stare tutto per farlo riposare in pace dovrebbe provare a dirlo alla famiglia che vede un figlio morire a 38 anni, oggi Marco ne avrebbe compiuti 50. Noi lotteremo per fare giustizia ed onorare Pantani ma anche per tutti i cittadini, assicuro che noi non ci fermeremo perché chi cerca la verità non deve avere paura di nulla e di nessuno”.