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Il Pagellone della XXV giornata
16 feb 2025 23:16Calcio
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Un weekend singolare di campionato ci regala, nel novero delle prime sei in classifica, solo la vittoria della Juventus. Pesa la sconfitta dell'Inter, ma anche Napoli e Atalanta pareggiano. In tutto questo, diamo i numeri.

 

Diao 8,5: Uno dei colpi più intriganti del mercato invernale si sta rivelando verosimilmente il più azzeccato. L’impatto del talentino spagnolo con il nostro campionato è stato semplicemente devastante dal momento che il classe 2005 ha già segnato quattro goal in appena sette partite disputate. Di lui colpisce soprattutto la maturità nelle scelte, nella partecipazione al gioco e l’attenzione in fase di non possesso; la qualità invece era già nota. Tutte doti perfette per il gioco di Fabregas che difatti ne ha già fatto un titolare pressoché inamovibile. Con il successo sulla Fiorentina (anche questo marchiato da Diao grazie al bel contropiede per lo 0-1) il Como inizia per la prima volta a prendere le distanze dalla zona retrocessione e il merito va anche a questo ragazzo qui.

 

Provedel 5: Che la stagione non potesse essere all’altezza delle ultime era apparso evidente sin dall’inizio, ma con il passare dei mesi la situazione non è migliorata. Talvolta gli sono stati attributi anche errori non suoi, ma la responsabilità sul goal del momentaneo 1-1 in Lazio-Napoli evidenzia le difficoltà di quest’anno. L’errore infatti non è solo tecnico, ma soprattutto concettuale, dettato da una mancanza di concentrazione o di valutazione del pericolo. In una serrata corsa alla Champions ogni dettaglio può fare la differenza, purtroppo anche in negativo, e se la Lazio vorrà raggiungere il grande obiettivo avrà bisogno del suo portiere.

 

Inter 5: Il voto per il risultato sarebbe troppo basso, dal momento che una sconfitta allo Stadium contro la Juventus per 1-0 può essere definita verosimile. L’insufficienza netta però è dettata dal disordine e dal calo che ha caratterizzato la partita dei nerazzurri. Per essere più precisi il primo tempo era stato più che soddisfacente, caratterizzato dal baricentro elevato e da una costante riconquista alta del pallone. Unica vera pecca è stata la concretizzazione. Veramente troppe le occasioni cestinate da Lautaro e Company, talvolta per merito della difesa di Motta, ma molto più spesso per propri demeriti. A far calare drasticamente il voto però è stata la seconda frazione di gioco, nella quale l’Inter è apparsa in affanno sin dal primo istante. La Juventus infatti è entrata con un piglio diverso nella ripresa, causando non pochi problemi ai nerazzurri. Male come dicevamo l’attacco, ma una nota di demerito va soprattutto al centrocampo. Il vero cuore dell’Inter stavolta non ha pulsato a dovere, causando aritmie a tutta la squadra. Mkhitaryan si è fatto notare solo a tratti, Calhanoglu non ha dispensato la solita tecnica e troppe volte è mancato del ritmo necessario, mentre Barella, nel tentativo di dare degli impulsi ha finito per muoversi freneticamente e per prendere scelte imprecise e frettolose. Non esente da colpe stavolta però è pure Inzaghi. I cambi al 62’ infatti hanno sin da subito fatto sorgere qualche interrogativo. Andando con ordine: Zalewski al posto di Dimarco ha dato qualche risposta inizialmente, anche se estromettere l’esterno italiano a mezz’ora dalla fine poteva apparire un po’ azzardato. Le vere sostituzioni discutibili ad ogni modo sono state quelle di Bastoni e Thuram. Il primo non era stato eccelso, ma è comunque uno dei leader della squadra e ha delle doti, palla al piede e sui calci piazzati, che non hanno bisogno di presentazioni. Carlos Augusto al suo posto non ha aggiunto nulla. Taremi infine è apparso troppo timido e relativo nel primo tempo, ma Thuram era evidentemente non in condizione e ha dato per distacco ancora meno. In pratica i cambi potevano anche avere un senso, ma al 62’ sono apparsi troppo precoci. Nulla è ancora perduto, il Napoli è a solo due punti e tra due settimane c’è lo scontro diretto. Il tempo per rialzare la testa c’è ancora, ma l’Inter resta la squadra più forte del campionato e, al momento, cinquantaquattro punti sono troppo pochi.

Lucio Marinucci