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Il 2 novembre 2025 è scomparso all'età di 84 anni Giovanni Galeone, uno dei tecnici più amati a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta. Cresciuto all'Udinese, squadra con cui ha passato la maggior parte della sua carriera da calciatore, si è poi lanciato in un'avventura che lo ha portato su tante panchine, come quella della Spal, del Pescara (per ben tre occasioni, l'ultima nel 2001), ma anche di Perugia, Ancona e, ovviamente, la sua Udinese.
Soprannominato Il Marinaio e Il Profeta, si è fatto apprezzare da tutti anche per la sua cultura, ma per la sua tipologia di calcio, talvolta molto spregiudicato, si è creato ingiustamente anche una serie di detrattori. Diverse le promozioni tra C e B, ma anche esperienze importanti in Serie A, ma soprattutto è stato un maestro di vita e di calcio per molti allenatori di spicco, vedi Massimiliano Allegri e Gian Piero Gasperini.
E a ricordarlo a TMW Radio, durante Storie di Calcio, sono stati diversi suoi ex "allievi", a partire da Giacomo Dicara: "Per me è stato un secondo padre. Avevo 16 anni, ero in un angolino e la prima volta che mi fece giocare mi chiamò 'Bambino, te la senti?'. Da allora divenni come suo figlio, mi ha protetto, mi è stato vicino, mi ha incoraggiato, ma anche bastonato quando non rendevo. Devo tutto a lui. Lui vedeva il giocatore tecnicamente, che aveva estro. Era innamorato di questi giocatori. Pretendeva tanto in campo, usciva pazzo se non rendevi. Mi ricordo le partitelle a fine allenamento, era una tecnica continua in ogni situazione con lui. Non ha mai barattato la sua libertà, ed è per questo che non ha mai allenato una big. E' un grande rammarico. Arrivò vicino all'Inter, ma non se ne fece nulla".
Mentre Edi Bivi ha confessato: "Ho avuto il privilegio di frequentarlo al di là del campo. Credo che il mister fosse qualcosa di diverso. I 3-4 anni fatti a Pescara con lui è stato un godimento forte, mi sono sentito veramente calciatore. Era di un'intelligenza fuori dal comune, non ha mai ostentato la sua intelligenza, una persona buona, altruista. E nel calcio è un qualcosa di raro. Una persona che mi mancherà molto. Non ce ne sono come lui oggi. Non esiste perché secondo me Galeone era uno che non barattava la libertà. Era uno che sapeva dire di no, anche se non era facile, non ha mai barattato le sue idee per i soldi".
Bello anche il ricordo di Stefano Impallomeni: "Era uno squadrone quel Pescara che ha allenato, e che vedeva in rosa anche Allegri e Gasperini. Inizialmente stravedeva per me, poi mi sono perso per vari motivi. Era un gruppo che giocava un grande calcio, lui era un grande allenatore, un grande uomo. Era un uomo colto, buono, dai grandi silenzi, molto generoso. Era elegante, nel sistema ma ci stava a modo suo. Avrebbe meritato molto di più, perché era un allenatore di livello superiore. Gli veniva attaccata l'etichetta di alternativo, ma non è così. Per me è stato superiore anche a Sacchi".
Mentre Simone Braglia ha detto: "Sono stato con lui a Perugia l'anno della promozione dalla B alla A. Era un guascone, che sapeva il fatto suo ,grande carattere. Quando ho conosciuto il tecnico, mi ha migliorato tantissimo sotto l'aspetto del rendere il mio ruolo più attivo e rischiare per il bene della squadra".
Infine un altro suo grande allievo come Alessandro Calori: "L'ho avuto a Udine nel 1994, quando vincemmo il campionato di Serie B. Mi colpì il suo modo di essere, una figura un po' diversa dal normale. Un mister particolare. Mi ha abituato a marcare a zona, è stato un precursore. Amava attaccare, con più uomini possibili, e dietro dovevamo arrangiarci. Era una mentalità bella da interpretare. Istrionico, gli piaceva molto la vita, una persona bella".
